07 maggio 2011

Per rispondervi...


(stesso discorso del post precedente: potrebbero esserci molti errori, scusate)

La conversazione iniziata nel post precedente prosegue nei commenti in maniera interessante. Quello che sottolineavo all'inizio dell'articolo non era un vero e proprio  disagio dovuto alla mancanza di "domande o commenti" alle lezioni di colore, mi sono spiegato male, era più che altro la necessità di trovare una formula che potesse avvicinare di più l' "insegnante" all' "allievo", creando un'interazione più stretta tra tutti coloro che seguono il blog. Da questa "necessità" ne è scaturita la riflessione con Jack.

Innanzitutto mi preme rispondere in linea generale un po' a tutti, svelando l'identità di Jack :D 
Ognuno di noi, in realtà, è Jack! (ah-ah! ci speravate voi eh?), io per primo lo sono.

Tempo fa vi raccontai che andai a vedere la mostra di Moebius. Quando guardo le opere di Moebius sono completamente attratto da un tipo di riflessione "superficiale": come avrà fatto questa pennellata? avrà usato pennello o pennino? che tipo di carta usa? ecc..ecc. Tant'è che rimasi dentro la mostra un sacco di ore proprio per cercare di capire questi "dettagli tecnici" (guardando con un certo riflesso i fogli esposti, per capire dalla filigrana la marca della carta...). Il mio dubbio più forte riguardava lo strumento per chinare: pennello o pennino? Ci riflettei un bel po', per cercare di immaginare la sua tecnica, guardando e cercando di ricordare le tavole che avevo visto alla mostra. Un bel giorno, su facebook, qualcuno posta un video di Moebius che china. In questo video si vede che il maestro dei maestri usa entrambi gli strumenti, pennello e pennino. 

Cioè, avete capito? Passare mesi e mesi a pensare quale strumento usa, e poi li usa entrambi. L'essenza della ricerca, come sempre, non sta in questi "dettagli superficiali", ovviamente, la differenza non la fa il pennello o il pennino. 

E questo capita per tutte le cose che guardo. Il primo "acchito" è quello di capire la "superficie" delle cose, che in effetti è la prima cosa che si vede. Il perchè del "rosso" o del "giallo", come si è stesa un'ombra, come si è data una certa pennellata e così via. In realtà bisogna sforzarci di ribaltare il punto di vista, e partire dall' "interno", che nel nostro caso riguarda la "fonte di luce" dalla quale inizia tutto.

Cito Jac: Il problema è di noi lettori/studenti che talvolta ci impuntiamo più sul metodo aspettandoci chissà cosa da quello Step.
La realtà è che il metodo è si importante ma mai come la fase mentale, l'atteggiamento del disegnatore/colorista a ciò su cui sta mettendo mano...e mente sopratutto.

Michele Nucera scrive: la capacità di analizzare, e forse è questo che dovresti trasmettere ai tuoi allievi, anche se credo sia difficilissimo senza un rapporto scolastico!

E' vero, sono d'accordo. Il mio discorso su questo blog, trova un senso e una continuazione nel momento in cui si affrontano diversi studi. Dal tutorial, all'osservazione, dall'esercizio, alla ricerca di foto. Tutto l'insieme dei post crea la completezza del ragionamento, e siccome non è detto che tutti siamo abituati a ragionare in un certo modo, è utile continuare a rimarcare certi argomenti, approfondendoli, reiterandone le riflessioni mentali, per spiegare, nella ripetizione degli stessi (ma da punti di vista differenti), il processo mentale che sta alla base del tutto. E' un discorso, sicuramente, d' "abitudine".

Teo Cato scrive: il concetto di base è che puoi avere un iter da seguire ma se il mezzo che usi è diverso ti costringe a trovare delle soluzioni alternative diventando inevitabilmente una variabile!

Ed e' effettivamente questo, l'interessante! il metodo, o meglio il ragionamento, non è in funzione allo strumento! Io non sto parlando di "metodo di utilizzo del photoshop", io nel blog sto parlando di metodo di studiare e utilizzare il colore, che trascende l'utilizzo del software. Imparare a utilizzare photoshop, il software, è equivalente a imparare ad utilizzare la tempera, l'acrilico. Il ragionamento, invece, è qualcosa che viene ben prima e che ti permette di osservare, documentandoti, e creare un "metodo", una serie di step, che ti portano ad un risultato specifico a seconda degli strumenti che usi. (l'importante non è capire se Moebius usa pennello o pennino!). Ad un livello ancora superiore si arriva al punto che magari si è per la strada, si guarda una nuvola, un muro, una casa, un'ombra, e si intuisce subito (lo si vede proprio! è pazzesco!) quanti livelli di photoshop servirebbero per colorare ciò che si sta guardando, se si sta pensando alla colorazione digitale; o quante pennellate e in che ordine darle, se si pensa alla tempera; e così via! Questo è il metodo!

Alex Crippa lo sottolinea: la "triade didattica", vale per tutto! a prescindere dallo strumento! (e no, alex, non chiudo il blog! ;)) )

Rck015: eheheh tranquillo, mi fa piacere essere utile a più gente possibile! non sentirti in colpa!!! ;)

Cosimo dice: [...] come dire, che alla fine Tenderini può spiegare il metodo, ma il metodo non basta a spiegare Tenderini.

Cito solamente questa tua frase qua, dal commento, perchè me la voglio scolpire su una lastra di marmo e attaccarla in camera! ;D scherzo, in effetti riassume perfettamente il senso del tuo intervento. Che condivido appieno, perchè è quello che sto cercando di realizzare con questo blog: Tenderini può spiegare il metodo, chi ne è interessato lo apprende ma NON per diventare Tenderini. E' questo il punto, è il voler diventare Tenderini che è sbagliato. (che imbarazzo scrivere utilizzando il mio nome! uff..scusate, davvero, non vorrei sembrare presuntuoso!). Questo blog non è stato aperto per diventare Tenderini, ma per sviluppare un proprio ordine mentale sul colore, e diventare "noi stessi". Questa è la cosa più importanti di tutte! Finché si cerca di clonare Tenderini non diventerete mai come lui, perchè Tenderini non sta copiando un Tenderini. (è surreale, lo so..sbuff che imbarazzo!).

Gianluca Garofalo, infine, "chiude" e conferma dicendo: C'è un fattore, però, che va considerato: la regola e il metodo possono essere applicati a tutto. Anche al proprio modo di percepire la realtà. Anche al proprio modo di pensare.

Ecco qui il "quid". Il metodo, la "matematica" come strumento per capire l'osservazione, e la percezione della realtà. E' uno "sbattimento" personale. Volete sapere come riesco a realizzare la colorazione di un "fulmine"? Non chiedetemi quali filtri o "effetti speciali" uso, e non guardate come l'ho colorato io! Guardate voi stessi la foto di un fulmine! E osservatela usando gli strumenti che vi ho dato: tono, tinta, croma. Poi pensate al photoshop, e alla meccanica dei livelli. E da li realizzate la vostra personale interpretazione del fulmine. Se avete seguito degli step precisi e puliti, il vostro risultato sarà come, se non meglio, del mio. ...e quindi, alle case editrici francesi, non piacerà!! :D



2 commenti:

  1. "Cioè, avete capito? Passare mesi e mesi a pensare quale strumento usa, e poi li usa entrambi. L'essenza della ricerca, come sempre, non sta in questi "dettagli superficiali", ovviamente, la differenza non la fa il pennello o il pennino. "


    Dal mio punto di vita, invece, in alcuni casi è esattamente questo il centro del problema.

    Perché Moebius sceglie di usare in quel momento, per quel tratto, il pennello, e in quell'altro momento il pennino?
    Cosa lo ha portato a fare questa scelta?
    è solo una questione istintiva o c'è un'approccio ragionato?

    Quello che voglio dire, è che il punto non è QUALE strumento ha usato, ma PERCHE' lo ha usato.

    Per quel che riguarda il blog, quello che mi aspetto io in questo momento è di avere delle spiegazioni pratiche su alcuni concetti teorici che hai analizzato precedentemente.

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  2. Il “metodo” Tenderini, dal canto mio e per come lo considero leggendo questo blog è una maniera di affrontare il problema colore nell’illustrazione in generale e nel fumetto in particolare.

    Come ogni metodo didattico c’è una base tecnico/teorica che è oggettiva (e tutta la teoria del colore lo è) e una soggettiva…ovvero la maniera che il buon Emanuele adotta e ci spiega.

    Che noi si vada a sentimento o attraverso il metodo insegnatoci sta a noi…e a come ci sentiamo nel lavorare col colore.

    Personalmente prima di affrontare una qualsiasi cosa nuova (come è la colorazione per me) cerco sempre di acquisire le tecniche di base (oggettive) e poi trovo una MIA maniera di applicarle che certamente saranno un miscuglio di tutte le metodologie utilizzate dai miei maestri, ma alla fine sarà solo mia.

    Mi sento molto in sintonia con come affronta tutto l’argomento Emanuele e sono d’accordo con lui quando dice che non abbiamo ancora assimilato il discorso ombreggiatura (o almeno io non l’ho fatto…).

    Penso che l’applicazione del colore si impair facendo pratica-pratica-pratica (che non vuol dire solo ore e ore di Photoshop o pittura in generale, ma ore e ore di studio dell’immagine e del colore).

    Io sono ancora all’inizio ma ringrazio Emanuele…ho letto vari libri di Photoshop, ma il suo è il primo metodo con cui mi trovo familiare…boh, sarà questione di feeling (o magari le alter volte io non ero pronto ad assimilare le nozioni come in questo momento della mia vita).

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