15 settembre 2011

La colorazione più difficile (pt. 3)

Tra i commenti sul post di ieri, Jac mi ha fatto una domanda molto interessante:

"Ma davvero la reputi la colorazione più difficile che hai fatto?"

Come si misura la difficoltà di una colorazione?
Per rispondere subito alla domanda di Jac, posso dire che si, questa, assieme ad una tavola di 100 anime, è la colorazione più difficile che ho realizzato.



Ecco. Queste 2.

La difficoltà nell'affrontare queste colorazione è sostanzialmente diversa. Quindi, come si misura la difficoltà di una colorazione?

Nella prima immagine, disegnata da Cardinale, la difficoltà stava nel riuscire a pensare ad una colorazione che non rischiasse di deturpare la leggibilità del disegno ma, anzi, di aiutare a distinguere bene i piani di profondità e accompagnare l'occhio del lettore a vedere, con ordine, tutti gli elementi della scena, elementi che bisognava percepire come tanti "singoli" ma al contempo come un unico "tutt'uno".
In più, la complessità del disegno, con la presenza di tutti quei dettagli, mi obbligava ad un "piano d'attacco" molto strutturato anche per riuscire a gestire il file in termini di potenza del computer con il quale ho colorato l'immagine. Ci si mette un istante a ritrovarsi con centinaia e centinaia di livelli.
La quantità di dettagli nel disegno, inoltre, rischiava di non dar spazio ad una lavorazione cromatica funzionale e, quindi, la colorazione avrebbe potuto anche sminuire di molto il lavoro certosino fatto dal disegnatore.

Nella seconda immagine, disegnata da Buscaglia la difficoltà, invece, era riuscire a visualizzare e rendere l'atmosfera metropolitana di Milano. Anche in questo caso la tridimensionalità del disegno è evidente e strutturale, il colore doveva appoggiarvisi sopra, senza rischiare di incasinarne la leggibilità, ma evidenziando la profondità dei piani che avrebbero creato l' "aria" dell'ambiente.

Le due tavole, a livello di disegno, sono una l'opposta dell'altra, ma entrambe sono realizzate da due maestri che sanno costruire alla perfezione uno "spazio tridimensionale"



Da una parte la ricchezza di dettagli doveva essere assecondata da una colorazione concentrata a creare leggibilità secondo una logica di "piani di profondità", sfruttando le svariate fonti di luce presenti nella scena (avete mai letto il libro di Burne Hogart sul bianco e nero?), dall'altra la libertà lasciata dal disegno al colore, necessitava di un lavoro solido di sostegno tridimensionale in funzione, sempre, della luce e dell'atmosfera.
Insomma, l'obiettivo è, come sempre, comune: tridimensionalità e leggibilità, solo che il punto di partenza era differente e contrario.

Sicuramente le due tavole più difficili (senza contare quelle che sto facendo per un progetto con uno sceneggiatore che stimo all'infinito, ma di cui vi parlerò a tempo debito).


4 commenti:

  1. Complimenti e grazie per queste delucidazioni che non tutti danno quando pubblicano i propri lavori sui blog....facendo vedere si le loro capacità..ma non esternando le difficoltà trovate nel creare quell'immagine...oh magari poi non hanno trovato difficoltà!A me viene da chiederti grazie per questa piccola lezione! :)

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  2. Grazie per la risposta.

    Personalmente troverei più difficoltà e impiegherei più tempo a colorare la seconda. Proprio per una questione di ricerca cromatica.

    Davvero notevoli. Sei un mostro. :D

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  3. Beh date le tavole di partenza ci si rende conto della difficoltà, agli esatti opposti, che c'è nel dover visualizzare un'atmosfera da colorare :D

    Ottimi esempi.

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  4. Ricordavo la tavola di 100 anime, mi aveva colpito in maniera particolare.
    Comunque applausi a scena aperta per entrambe!

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