Nei miei ultimi workshop mi sono ritrovato ad affrontare una problematica personale non da poco: "meglio spiegare molta teoria, o concentrarsi di più sulla pratica?". In effetti le ore a disposizione sono sempre limitate; io ci ho messo almeno un paio d'anni a imparare realmente cosa significasse colorare, e non mi aspetto certo (e non deve aspettarselo nessuno) che la gente che si iscrive ai miei workshop impari in 3 giorni. E quindi scaturisce il dubbio amletico se sia meglio passare 3 giorni a parlare di teoria, o esercitarsi sulla pratica.
La risposta, sappiamo, come sempre dovrebbe essere: "la verità sta nel mezzo", ed è anche vero che non posso prevedere le necessità degli studenti, a tal punto che le lezioni si "improvvisano" sul momento e secondo le problematiche che, di volta in volta, mi vengono presentate da chi si è iscritto.
E' per questo che, la maggior parte delle volte, ci si ritrova a parlare tantissimo, e a lavorare poco. Perché in effetti mi accorgo che, per il 90% dei casi, le regole della teoria, non vengono quasi mai considerate da nessuno. Discorsi su "tono, tinta e croma", sono oscuri ai più. Molti applicano le regole "intuitivamente", e con risultati eccezionali, ma pochi conoscono la natura "tecnica" delle loro intuizioni.
Non è certo un dispiacere per me parlare e conversare con gli iscritti, anzi, trovo che sia 1000 volte più stimolante che limitarsi ad eseguire l' "esercizietto", anche se effettivamente, poi, la pratica aiuta a metabolizzare i discorsi fatti. E lo scambio "teorico" con gli studenti rappresenta anche per me occasione di miglioramento.
E' per questo che, all'inizio di ogni mio corso, metto un po' "le mani avanti", e tante volte questo discorso viene frainteso.
Parto sempre con il dire: "occhio, io vi spiego il mio metodo, ma agli editori, diciamoci la verità, la mia colorazione fa cacare".
Non che il mio modo di colorare sia oggettivamente brutto, è che i "trend" del mercato, come spiegavo anche l'ultima volta, vanno in una direzione abbastanza opposta alla mia. I Francesi soprattutto amano una colorazione in stile pittorico e seppur con una semplificazione stilistica, credo che anche gli Americani siano su quella linea. Invece a me ha sempre fatto abbastanza cacare la resa pittorica a "computer" che trovo, nella mia "semplicità" di ragionamento, filosoficamente incoerente.
Cerco di sviluppare un mio stile che sia strettamente legato al mezzo che uso, non cerco di clonare a computer una resa "manuale", ma cerco di costruire uno stile che parta dal presupposto che sto usando il computer. E non è nemmeno un discorso sulla "bellezza" oggettiva dei risultati che ne derivano (esistono migliaia di autori eccezionali che usano tecniche digitali "pittoriche"), è proprio, dal mio punto di vista: "bellezza costruttiva", ovvero la bellezza degli intenti.
La mia "pennellata" non è una pennellata. Il mio colore non vuole essere 1 colore. Sto costruendo un ambiente, è questo che mi interessa, e la resa "manuale", a computer, me ne schiaccia la profondità.
Ma continuo ad avere torto, nei confronti del mercato che, ripeto, è andato in tutt'altra direzione.
E metto le mani avanti, ma questo non mi preclude la possibilità di dire cose "sensate" nei confronti della teoria, e anche della pratica, perché mi piace rimanere una persona ONESTA. Se dico che agli editori non piace la mia colorazione, spiego anche il perché, e continuo a spiegare perché io persista ad andare nella mia direzione (direzione che probabilmente mi porterà sempre meno lavoro, e non ne porterà agli iscritti al corso). Sono forte dei miei ERRORI, perché, comunque si appoggiano sulle regole, sulla teoria.
Teoria che permette di prendere, con responsabilità, qualsiasi strada possibile. Ci si mette in gioco, secondo le regole, ci si da il controllo sulle decisioni tecniche.
Quindi, se venite ad un mio workshop, continuate a darmi fiducia, anche se vi dico che le cose che faccio io, agli editori, non piacciono! :)
Ci metterei tranquillamente anche il mio organo genitale dentro la bocca della verità e il mercato è fatto soprattutto dai lettori, ed è questo che conta per me.
Splendida lezione di colore/vita.
RispondiEliminaManu, sinceramente non vedo dove stia il problema.
RispondiEliminaDici che gli editori preferiscono lo stile "pittorico" al tuo (e questo posso magari non condividerlo, ma capirlo), ma poi dici che il problema sta nella teoria, che tu conosci mentre gli altri no.
A me sembra una supposizione sbagliata. La teoria è teoria. E si può applicare sia alla colorazione più pittorica che a quella più schematica. E l'unico modo per potera piegare a fini artistici è conoscerla in partenza.
Imparare la teoria non fa MAI male.
stai fraintendendo il mio discorso Luca. Ciò che sto dicendo è:
RispondiElimina- all'inizio di un workshop mi chiedo sempre se sia meglio spiegare o fare esercizi.
- poi mi accorgo che è sempre meglio studiare la teoria, piuttosto che la pratica, perché:
- in molti non la conoscono (pur facendo dei lavori straordinari)
- se io spiego il mio modo di lavorare, fornisco erroneamente degli strumenti stilistici che, in questo periodo, non rappresentano il trend di mercato.
ecco:)
E io già che ci sono mentre "posto" ragionamenti personali colgo l'occasione per farti pure pubblicità. Tiè!
RispondiEliminahttp://giorgiosalati.blogspot.com/2011/12/come-un-dio.html
ehyyyyy grazie Giorgio!!!!!!!! :DDDD
RispondiEliminaDe nada!
RispondiEliminaMesser Tenderini,io la aspetto a Milano e ho piena fiducia,decida lei se affidarsi a pratica o teoria... Io mi fiondo comunque! ;D
RispondiEliminaE' un problema non da poco in effetti Emanuele, ma non lo è solo per te che "insegni". Non so quanti, tra gli iscritti ad un workshop (tuo o di altri), sappiano precisamente di cosa hanno bisogno per sviluppare le loro capacità. Io non lo saprei. O meglio, lo so e so anche che purtroppo non basterebbe una settimana di studio per riempire le lacune in merito, quindi si torna al problema iniziale.
RispondiEliminaIo, punterei tanto sulla teoria però.
Il motivo è questo: alla fine dei conti, la possibilità di sperimentare la si ha sempre a casa, o in studio o quel che è, ed ognuno il più delle volte trova un proprio percorso per l'approccio pagina/colore, mentre una spiegazione ben fatta sulla teoria, non è disponibile tutti i giorni.
Il problema è che sei avanti anni luce rispetto al mercato in cui ti muovi. Uno come te dovrebbe lavorare come concept artist per il cinema e i videogiochi ziobòn!
RispondiEliminaConosci questo sito? http://theconceptartblog.com/
e questi? Li ho beccati per caso all'area games quando ho denunciato il furto del portafoglio :D http://www.designstudiopress.com/new_site/books.html