Da tempo sto affrontando un percorso di ricerca stilistica personale che mi permetta di raggiungere un interessante livello di fusione tra disegno e colorazione digitale, sfruttando le peculiarità tecniche del mezzo informatico.
Quando scrivo "peculiarità tecniche" non intendo i filtri di photoshop, ma parlo della possibilità offerta dal computer di colorare "con la luce", mescolare i colori attraverso la sintesi additiva e, ultimamente con l'avvento dei nuovi devices digitali, poter usare la gamma cromatica dell' RGB per creare vibrazioni particolari.
In principio fu 1066. L'editore mi diede la direttiva di realizzare l'intero progetto a matita, senza l'utilizzo del clean up, come un grande schizzo "en plein air". La mancata possibilità di correggere gli errori di disegno, attraverso il classico "clean up" su tavolo luminoso, e la volontà di realizzare un fumetto "medievale" che si distaccasse dalle classiche soluzioni "pulitine" francesi, mi spinsero ad osservare attentamente alcuni film che mi diedero subito un'interessante ispirazione: usare "macchie di colore" per scolpire le forme disegnate a matita, sfruttando la sovrapposizione dei livelli per "confondere" l'occhio del lettore e arrivare ad un risultato che nascondesse gli "errori" che non potevo correggere creando, tra l'altro, diversi livelli di profondità.
Questa fu la prima vignetta in cui affrontai questa scelta. La lanterna e il fuoco in primo piano sono trattati come fossero una quinta sfocata rispetto al secondo piano, in cui si sofferma il punto focale dell'inquadratura.
Tutto quello che successe da questa vignetta in poi fu la codifica di una serie di "effetti" che sfociarono, negli ultimi mesi, negli studi del progetto con Carlo Bocchio, CYBORG KLAYTOM.
In questo specifico progetto tutto il "gioco" sulla focale è la base filosofica della costruzione delle vignette. Il racconto viene narrato a diversi piani di lettura, dal punto di vista di una "finta soggettiva" (del lettore) che non riesce mai a inquadrare e visualizzare tutti i dettagli della scena, come se ci fosse sempre qualcosa di sfuggente, di incompreso.
Il "focus" parte da un punto visivamente in evidenza, che è l'elemento narrativo principale, quello che racconta, con l'immagine, ciò che sta succedendo. Attorno, la sfocatura, fa vibrare una "sensazione laterale": si percepisce ciò che c'è ma non è necessario vederlo nella sua completa definizione.
Questo effetto non è altro che il risultato della giusta somma di "velature" di colore, che si espandono o si contraggono a seconda dell'intensità dell'effetto. Ovviamente toglietevi dalla testa il filtro BLUR di photoshop. Se avete seguito QUESTO mio tutorial, sapete, più o meno, di che tipo di sovrapposizione sto parlando.
Ultimamente ho potuto verificare quanto, questo mio approccio al disegno, possa funzionare sullo schermo dell'Ipad.
HYPERFLAT non è altro che l'etichetta con cui voglio iniziare a definire il "contenitore" entro cui inserirò queste codifiche. Man mano che ci lavoro ho nuove intuizioni e ne scopro nuove applicazioni. I risultati che sto ottenendo a livello visivo (non serve andare su ipad, in realtà, funzionano benissimo anche su carta) mi soddisfano a tal punto da aver bisogno di dare una direzione "nominale" a questa mia ricerca. Il nome scelto, non è altro che un'evoluzione filosofica del (moltissimo) più famoso SUPERFLAT movimento artistico iniziato da Takashi Murakami (che ho avuto l'onore di conoscere), che si basa sulla realizzazione di quadri che si ispirano all'arte "piatta" dei fumetti manga. Mi sembrava giusto accostarmi (ripeto, solo "nominalmente") al concetto di "arte piatta", influenzata dai manga, per arrivare ad un risultato di PROFONDITA', attraverso la sovrapposizione delle stesure PIATTE. La dimensione "hyper" creata dalle velature "flat".
Hyperflat crescerà nel tempo, come un organismo in completa esplosione evolutiva, ne sono sicuro.
Intanto ho iniziato a "iniettarlo" anche nelle mie più prossime pubblicazioni:
Intanto ho iniziato a "iniettarlo" anche nelle mie più prossime pubblicazioni:
Questa è una tavola di DEI 2, prossimamente pubblicato da BAO publishing. Lo stile Hyperflat, nello specifico, mi permette, nella prima vignetta, di concentrare l'attenzione sui 2 protagonisti a cavallo dei pegasi, usando i capelli di venus e le code dei cavalli alati come quinte, ed enfatizzando la profondità che separa i nostri 2 dall'Olimpo, sullo sfondo.
Nei prossimi giorni, vi svelerò un'immagine dell'ultimo progetto che mi manca di rivelarvi, in cui sto utilizzando lo stile Hyperflat.
Grande Emanuele! Quando ce ne hai parlato al workshop di febbraio, ancora la tua tecnica non aveva un nome... benvenuto Hyperflat! AH, ho avuto modo di sfogliare DEI alla Fiera di Bologna di marzo, allo stand Atlantyca, complimentoni!
RispondiEliminaFantastico. Ricrea perfettamente sia il senso di profondità che di movimento, in quest'ultima vignetta. Dà le vertigini.
RispondiEliminaCiao Jean!! :) grazie mille!!!
RispondiEliminaGrazie Antonio!! felice che ti piaccia l'effetto!!!! :)
Ciao Manu!!
RispondiEliminaSei un genio, lo devo riconoscere...
Avrei però da chiederti una domanda
Sto seguendo il tutorial che tu hai fatto (quello basilare in cui si vede l'immagine di wondercity) per acquistare un pò di dimestichezza per creare un disegno più professionale.
Ad un certo punto (le ombre) però non mi è chiaro una cosa.
Io ho usato lo strumento penna (come te) e non penna a mano libera.
Risultato? Oltre ai livelli da te descritti, mi si sono creati altre forme create con la penna. Ho provato ad unire tutte queste forme assieme al livello ombreggiatura personaggi.
risultato?
Photoshop è andato in palla. Cioè ha smesso di funzionare...non mi fa usare più lo strumento penna e altri strumenti (cs3).
Molto probabilmente non è colpa del tutorial, ma mi spiegheresti per favore qualcosa su come gestire la questione dei tracciati?
Grazie
44rivax, ti ho risposto con un nuovo post! ;)
RispondiEliminaGrandissimo post, Emanuele! :D
RispondiEliminaGrazie Ilenia! ;)))
RispondiEliminaCool, I've been interested in this style for a long time.
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