23 maggio 2011

Andrea Riccadonna



Andrea Riccadonna è il disegnatore di Shutter Island e David. Ma è soprattutto un carissimo amico (uno di quegli amici disegnatori con cui ti fai ore e ore di chat per sfogarti vicendevolmente sulle problematiche legate al tuo lavoro). Con lui ho affrontato e risolto svariati miei piccoli problemi tecnici, grazie ai suoi consigli, al suo punto di vista e alla sua disponibilità e sono felice di poter ricambiare, quando mi capita, offrendogli consigli sulla colorazione.

Questo è il suo esercizio. Analizziamolo assieme:

Devo dire fin da subito che questo è l'esercizio che preferisco tra tutti quelli visti finora. La mia preferenza è legata all'essenzialità con cui è stato affrontata la colorazione. L'essenzialità (che non significa "povertà") di riuscire a individuare quei 3 "punti chiave" che ti offrono lo sviluppo di un'atmosfera perfettamente coerente con la foto di documentazione. 

Questi punti chiave sono: il rosso, come componente cromatica "brillante"; il marrone, come dominante dell'intera atmosfera, e la creazione di una elegante profondità di campo, utilizzando in maniera corretta le proprietà del colore.
Nessun dettaglio cromatico, nel lavoro di Andrea, stona o è fuori posto. La semplicità di accostare tinte simili fra loro gli ha reso "facile" il lavoro. Anche se ci sono molti dettagli disegnati Andrea non si è lasciato distrarre ed è andato subito dritto al punto. Ecco "svelato" il segreto di una buona colorazione: dire qualcosa in più, rispetto a ciò che ha già detto il disegnatore. Se è una cosa è disegnata è già "impressa" negli occhi del lettore, trascendiamo, noi coloristi  il segno, e andiamo a raccontare qualcosa d'altro. In questo caso il qualcosa d'altro è la luce, l'ora del giorno, il calore della stanza.
In più, il colore usato per realizzare l'armatura in primo piano è perfetto per dare l'idea di profondità della stanza. 3 proprietà del colore sfruttate a meraviglia.

Gli errori.

Nonostante l'entusiasmante risultato ottenuto da Andrea, non posso esimermi dall'evidenziare gli errori commessi:

- la luce sul pavimento. I tappetini in primo piano sono Rossi, di quel rosso di cui Mirror's Edge va tanto fiero. E questa è la soluzione che avrei adottato io. La cosa strana, però, è che la parte in luce dei tappetini, cioè la parte di pavimento "bagnata" dal fascio di luce che entra dalla finestra, ha un colore che è MENO BRILLANTE della parte in ombra. Insomma, l'errore principale della colorazione di Andrea è che i colori illuminati dalla luce del sole NON SONO ne più brillanti ne più caldi di colori in ombra, tant'è che, parlando sempre dei tappetini, la parte in ombra, in realtà, sembra la parte in luce. C'è una discordanza di colore, se Andrea avesse avuto "più coraggio" e avesse utilizzato il bianco, come indicato sulla foto di riferimento, forse questo effetto di "inversione" non sarebbe accaduto.

- un altro piccolo errore sta nella proiezione delle ombre. Il taglio di luce che entra dalla finestra è perfetto. Entra e prosegue tagliando l'aria in maniera coerente però, sul pavimento, io non vedo proiettate le ombre riportate degli infissi delle finestre. E questo è  un peccato perchè, come abbiamo visto dagli esercizi precedenti, avrebbero aggiunto molto valore al lavoro di colorazione di Andrea. 
Forse c'è una parvenza di proiezione di ombre, sul pavimento (il pezzo di colore indicato sull'immagine qui sotto)


ma non è sufficiente per darmi l'idea della struttura della parete e delle finestre dalle quali entra la luce.

E qui mi fermo. Perché come "soluzione" dell'esercizio ho pensato, su permesso di Andrea, di integrare la sua colorazione con alcuni miei interventi, per capire se si riesce a migliorare la colorazione ed arrivare a quella che può considerarsi un "risultato finale giusto". 

Ovviamente mi va di sottolineare una cosa. NON ESISTE UNA SOLUZIONE. Ovvero vi ho dato un disegno da colorare e 1 foto di riferimento per farlo, per vedere fino a che punto si spinge il vostro grado di osservazione e se esistono dei veri e propri "errori oggettivi" al vostro personale modo di colorare. La mia colorazione non rappresenterà la "verità assoluta" su quest'immagine, come sempre, invece, sarà il mio punto di vista sulla cosa, che potrebbe essere diverso dal vostro. L'importante è la "correttezza" tecnica.

7 commenti:

  1. Innanzitutto grazie sia per le belle parole sia esserti preso il disturbo di aver corretto e commentato il mio "sforzo coloristico"
    dico due cose che mi sono venute in mente leggendo quello che hai scritto
    La prima riguarda le ombre dell'intelaiatura delle finestre. Mentre provavo a colorarle ho pensato di farle ma ho avuto paura che "facessero casino" e che rendessero poi la colorazione confusa. Appena ho visto gli altri due esercizi corretti mi sono accorto invece che erano una bella possibilità. Avrei potuto provare.
    La seconda cosa che vorrei dire riguarda il primo errore che hai segnalato e soprattutto la "mancanza di coraggio" che hai segnalato. Credo che Emanuele abbia centrato il punto. Quando mi trovo a colorare arrivo ad un certo punto e poi mi fermo perchè non so più cosa fare e la colorazione mi sembra comunque accettabile, magari non straordinaria ma accettabile. il fatto di non usare un bianco pieno ma una luce più tenue rientra in questa idea di "non esagerare" che se da una parte magari ti impedisce di fare errori madornali dall'altra probabilmente ti limita in delle possibilità che darebbero più forza alla colorazione.
    Finisco questo papiro con un'ultima riflessione sulle mie esperienze di colorazione. Questa tipo di colorazione su un disegno come quello di Turconi riesco in qualche modo a gestirla. Ho molte più difficoltà con un disegno più ricco di particolari e realistico (come il mio) dove la mia colorazione invece dare qualcosa in più mi sembra che levi qualcosa rispetto al disegno. Questo solo per appoggiare ciò che dice Emanuele: che la colorazione deve saper "danzare" con il disegno e non andare per conto suo e che quindi la tecnica che ci sta insegnando è valida nel concetto e metodo ma va adattata alla situazione.
    Scusate le molte parole grazie ancora a Emanuele ed a chi vorrà dire qualcosa

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  2. Ciao

    forse la mancanza di coraggio dipende dall'insicurezza, con l'esperienza e l'osservazione si ''osa'' maggiormente. A me (che in questa discussione sono di certo la più inesperta) capita lo stesso... spesso tralascio delle soluzioni perchè non mi sento sicura, e magari anche una picccola dose di pigrizia (nel mio caso) mi spinge a semplificare tutto con l'essenzialità anche se alla resa dei conti lo ritengo un limite che so di dover superare prima o poi. Devo anche dire però che spesso una colorazione più semplice, ma equilibrata,mi da l'impressione di lasciare molto più spazio alla freschezza del disegno e del tratto.

    Mi sono piaciute molto sia la colorazione di Andrea che quello di Michele :-)

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  3. Emanuele, grazie mille per aver postato questo esercizio.
    E grazie mille a chi lo ha colorato.
    Ho imparato di più sulla colorazione riflettendo su queste tre versioni che in tutto il resto del (pur interessantissimo) blog.

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  4. Quando parlo di "coraggio", e di mancanza di tale, non è che mi sto riferendo ad uno stato concreto di "paura" e di "codardia" eh! :D Diciamo che più che "mancanza di coraggio" intendo il fermarsi ad un certo punto, perchè non si riesce a visualizzare lo step successivo. E in questa situazione ci vorrebbe il "coraggio", o la "volontà" di provare e riprovare varie soluzioni, finchè non si riesce a trovare la chiave che ci porta allo step successivo.

    Questo se "sentiamo" che manca qualcosa alla nostra colorazione. Se invece non sentiamo mancanza di nessun elemento, e siamo convinti di aver "chiuso" il lavoro nel migliore dei modi, sarà il bagaglio di esperienza personale, man mano, nel corso degli anni, a farci raggiungere, anche inconsapevolmente livelli tecnicamente sempre più "profondi".

    Sto notando anche io che questi esercizi sono molto utili. Ne farò molti altri!:)

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  5. Non pensavo che mi stessi dando del codardo (se no ti avrei sfidato a singolar tenzone per recuperare il mio onore). intendo per "mancanza di coraggio esattamente quello che hai ribadito ora. Il non riuscire a visualizzare uno passaggio successivo e quindi fermarsi invece di sperimentare qualche ulteriore soluzione anche se si ha l'impressione che ci sia qualcosa che non va (è anche vero che questa è una sensazione che mi segue costantemente in qualsiasi lavoro faccia e non siuò andare avanti all'infinito)

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  6. ihihhiihihi!! spada o rivoltella?
    lo so, era abbastanza chiaro l'accezione usata per il termine "mancanza di coraggio"..ho parlato di "codardia" giusto per completezza di significati...non vorrei mai che qualcuno, leggendo il blog, pensasse che il nostro lavoro ci mette nelle condizioni di "aver paura", "tremare" e "sudare" dallo spavento di dover prendere una decisione sul colore da utilizzare!! anzi, vorrei che passasse il messaggio che i disegnatori e i coloristi sono tra le figure maschili più "macho" esistenti sul pianeta!
    :)

    penso che l'unica cosa che ci salvi realmente dal non andare avanti all'infinito sia la scadenza entro cui consegnare il lavoro! :)

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  7. Manu, credo che la scelta delle armi dovrebbe farsi tra pennello e penna ottica, no? ;)

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