Ieri sera, su Facebook, ho scritto uno "status" in cui esprimevo la mia necessità di trovare, cito testualmente, un editore che avesse le palle infuocate. E sottolineavo che per "palle infuocate" non intendevo quelle che sputano i draghi.
Certo, ci ho pensato dopo, c'è una bella differenza tra "urlare al mondo" la voglia di lavorare bene con un'editore intelligente, e capire davvero, cosa dovrebbe significare per un editore avere le "palle infuocate".
Nello spunto di riflessione derivante da questa mia "sparata", forse un po' poco ragionata, ho capito (o forse no) delle cose.
Quando studiavo alla scuola del fumetto, ma forse ancor prima, quando mi era balenata l'idea di fare seriamente questo lavoro, avevo in testa una serie di "risultati" a cui volevo arrivare. Tendenzialmente questo retaggio visivo l'avevo formato leggendo e guardando manga e anime di ogni genere.
Quando impugnavo, però, la matita e provavo a schizzare su carta, ben lontano era il risultato che ne ottenevo concretamente, da quello che in effetti avevo immaginato. Ma, in realtà, non me ne preoccupavo troppo, o non ne vedevo le differenze, perché ero completamente abbagliato dall'idea di fare questo lavoro, dall'idea che stavo seduto con una matita in mano a raccontare e immaginarmi storie.
Iniziato un percorso didattico un po' più "strutturato", alla Scuola del Fumetto, gli obiettivi che cominciai a pormi furono sicuramente più "cristallizzati", rispetto ai sogni manga che caratterizzavano i miei pomeriggi adolescenziali. A scuola, oltre a immaginare un obiettivo dovevi immaginare il percorso tecnico per arrivarci, e molte volte i mezzi avevano la priorità sul fine. Eppure, ciò che riversavo su carta, era sempre qualcosa di "molto meno", rispetto a quello che immaginavo.
Iniziata la mia "carriera professionale", sbattuto da una pubblicazione e l'altra, tra il mercato francese, americano ed italiano, i miei obiettivi cominciarono a farsi sempre più "complessi". Diciamo che, la somma tra il sogno di fare questo lavoro, la didattica acquisita per pensare di farlo realmente, e la professionalità che stavo cominciando ad evolvere, nella concretezza di guadagnarci veramente per la mia vita, mi fece scorgere un barlume di consapevolezza sulla creatività. Insomma, cominciavo a vedere una luce in fondo al tunnel, e quella luce era un mondo che prima o poi volevo raggiungere e schiudere.
Ma la mia mano no. Non ci stava. C'era un baratro tra ciò che pensavo e ciò che realizzavo.
Dopo alcuni anni mi resi conto che dovevo mettermela via. La mente sarà sempre migliaia di km avanti, rispetto a quello che la mia mano realmente potrà fare. Il mio più utile sforzo sarà di compensare il più possibile questo divario, riconoscendo con positività il paradosso per il quale, qualora io riuscissi a realizzare esattamente, al 100%, ciò che ho in testa, probabilmente quel momento segnerebbe la fine della mia ricerca personale.
E mi si apre di fronte, quindi, una nuova lettura sul percorso di ricerca: la mente meglio non ascoltarla, a volte; lei parla e ti indica la strada, ma forse è meglio fidarsi della mano, che magari rispetta di più i nostri tempi, o come sempre la verità sta nel mezzo, fatto sta che la cosa importante è "non mentire a se' stessi".
Riusciamo a capire qual'è il nostro posto nel mercato? Con onestà? e siamo pronti a "sacrificarci" per assecondare ciò che noi crediamo sia giusto operare nei confronti del nostro "talento"?
In quest'ottica i nostri colleghi non sono più dei perfidi nemici da combattere, ma altri spunti di altre realtà e di altri "posti" nel mercato con cui confrontarsi e magari creare delle sinergie. In fin dei conto lo scrivevo anche su qualche post fa: "in che senso, un autore di fumetto popolare, può odiare un "premiato" autore di graphic novel?" Stiamo parlando di lavoro o di esseri umani? Come faccio ad odiare, quindi, un'altra personalità, diversa dalla mia, se io ne ho una ben definita? Ben diverso sarebbe il discorso se io ne fossi privo.
In facebook scrivevo anche che, nel frattempo, ho trovato l'editore "saggio e raffinato", con il quale realizzeremo un ben specifico progetto, di cui parlerò più avanti, e ho trovato l'editore "incosciente", con il quale, ancora, realizzerò una cosa che vi sconvolgerà abbastanza, ma in tutto questo, cosa significa un "editore con le palle infuocate"?
Nel mio egoistico caso (eh vabbè, le mie "urla d'aiuto", ovviamente sono rivolte all'aiutare me!) significa niente di più che trovare una persona che abbia voglia di investire nei miei errori più gravi (perché la ricerca è fatta solo di errori), e che li curi, questi errori, con la miglior delicatezza possibile, che l'errore è una cosa preziosa.
Ma chi è, appunto, la persona che vuole puntare sulle "cose sbagliate"? :D
Ti amo in segreto.
RispondiEliminaE per dimostrartelo, ti regalerò una gardenia.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/03/Fiore45302.jpg/250px-Fiore45302.jpg
Wow.
RispondiEliminaCazzo.
Figo.
No, davvero.
Veramente una bella riflessione.
per uno sceneggiatore è ancora peggio, perchè non lavora con la mano ma con la mente...è un conflitto mente vs. mente! da uscirne pazzi.
RispondiEliminaquoto tutto (e mi mordo la lingua per evitare spoiler.........)
Alex Crippa
Non so perchè, probabilmente perchè hai detto delle cose molto personali, ma non riuscivo a scorrere questo post senza immaginarmelo letto da te! Ghesborovecio!
RispondiEliminaBellissima riflessione. Le paranoie sul tradurre il 100% di quello che si immagina me le son poste infinite volte anche io e al fine sono arrivato alla stessa conclusione. La ricerca è quello che tiene viva la fiamma.
RispondiEliminaStavo scrivendo un commento troppo lungo, allora ho deciso di risponderti con un post sul mio blog!
RispondiEliminahttp://giorgiosalati.blogspot.com/2011/12/orizzonti-di-gloria.html
ehhehe Shishitsu! :D grazie del fiore!!! :))
RispondiEliminaAngolodelmuro: thanks
Alex, già, e c'è ancor di più ad uscirne pazzi a non poter rivelare alcune notizie bomba!!!!
Teo: se vuoi registro un audio-libro in cui leggo tutti i post che scrivo! ;D :* baci a te vecio
Antonio: ricerca, ricerca sempre! :)
Giorgio: ho letto il post!! interessante la tua risposta! cercherò, eventualmente di "perfezionare" la mia in prossimi post! ;)))
Magari! Me lo metto su mentre lavoro! :D
RispondiEliminaGiusto martedì scorso ascoltavo una discussione sull'errore, e leggere quanto hai scritto ha rievocato la frase per me più significativa: "che cos'è l'errore, se non l'errare, cioè il viaggiare..."
RispondiEliminaUn post da coccolare, caro mio! :)
RispondiEliminaManu approvo l'idea dell'audiolibro.
RispondiEliminaO ancor meglio un libro con il tuo blog da leggere ai miei bimbi prima di andare a dormire. Quale mezzo migliore per istruire le nuove generazioni ;)
Approvo!
RispondiEliminaAnche a me capita di fantasticare e di vedere i miei fumetti/storie in un certo modo (tipo film) e poi di vedere nel mondo reale che si concretizzano in un'altro
Mia madre mi dice: il meglio è nemico del bene.
Quindi li faccio (graficamente) non come li vorrei ma almeno riesco a farli. Altrimenti non riuscirei mai a produrli.
Poi un domani chissà...
nessuno vieta di sognare e sopratutto aspirare al meglio è un'ottimo motivo per migliorarsi e vincere la gravità che ci attira verso il basso (pigrizia in primis)