02 agosto 2011

Professione: Fumettisti


Un lettore del blog, nonché lettore della mia bacheca in FB, nonché allievo di un mio corso di colorazione e forte sostenitore del mio lavoro, mi chiede di "spiegare" come si può affrontare il duro percorso che porta a diventare dei professionisti del fumetto.
Ohibò, forse la sua domanda era posta in maniera ancora più ampia, tuttavia la risposta che proverò a scrivere in questo post partirà da questa richiesta solo come spunto iniziale e non so ancora a quali riflessioni porterà.

Quando un possibile futuro mio allievo mi dice "non so che fare, se intraprendere questo percorso di studi, per sperare di diventare fumettista, oppure trovarmi un altro lavoro", secondo me ha già perso in partenza (o ha già vinto, a seconda dei punti di vista).
Il fatto è che, ad un certo punto, non ti viene nemmeno da chiederti cosa fare. Questa professione è, quasi, uno "stile di vita", è talmente dentro di te che non dovresti nemmeno vagliare la possibilità di "non volerlo affrontare". E se non te ne stai rendendo conto, significa che forse non hai la passione sufficiente per affrontare questo percorso con serietà. 

Perché tutto, ovviamente, parte dalla passione, e la devi avere, ed è una cosa "inconscia", "selvaggia" e "spontanea", nessun ragionamento in merito all'emozione di poter raccontare storie appoggiando una matita sul foglio.
Ti stai chiedendo se ne vale davvero la pena? Fai altro, davvero, perché non avrai la forza e la determinazione di affrontare davvero le difficoltà vere di questo lavoro.

Da qui in poi, invece, ahimè, ci sono un sacco di altre "sovrastrutture" che, in effetti, determinano il tuo fallimento o meno, a prescindere dalla tua energia.
In primis, ovviamente, i soldi. L'affitto, le bollette, le spese.
Credi in te stesso, hai passione, e sei conscio delle tue possibilità? allora questa sfida ti emozionerà, non sto scherzando. Il "dimostrare" qualcosa a qualcuno (quel qualcuno, principalmente, sei te stesso), lottando contro la necessità di guadagnare mentre parli alla gente. Difficilissimo, ed emozionante.

Ma sei davvero bravo? 
Penso che il vero problema di questo lavoro, e del mercato che lo regola, sia che effettivamente è l'unica professione dove tutti hanno senso di esserci e di operare. Il gioco al ribasso, anche economico, è possibile perché a definire i margini economici del mercato non sono i più bravi, ma i più scarsi. E in altri contesti lavorativi gli "scarsi" non ci entrano. Qui da noi dettano, molto spesso, le regole.
Non sto parlando dei "pessimi editori", sto parlando dei "pessimi disegnatori". Persone che non si rendono conto di non saper disegnare, ma che si credono degli ottimi disegnatori, e lo fanno credere agli altri.

E' un campo minato questo discorso, ma prendendo l'esempio classico del "idraulico": è come se voi aveste il vostro cesso pieno di cacca, e non riuscite a tirare l'acqua perché il bottone è rotto. Chiamate l'idraulico, questo arriva, vi spacca i muri attorno al cesso, vi gira il sifone, vi impiastriccia le piastrelle con la vostra stessa cacca, poi vi da un secchio pieno d'acqua e vi dice di utilizzare quello come sciacquone. Siccome il lavoro ve lo ha fatto gratis, voi siete contenti.
Credo sia esattamente così, si.


E per ora mi fermo qua, magari aspettando qualche vostra risposta, qualche vostro spunto.

EDIT:

Bellissima risposta/completamento di Cosimo Lorenzo Pancini (l'ode ai fiorentini, come vedete, non era infondata), alle provocazioni espresse in questo post:

"Tra l'altro, potrei provocatoriamente affermare che il talento fondamentale sia proprio quella determinazione di cui parla ema, e che l'unica macchina veramente rivelatrice è quella del tempo, che ti faccia vedere se qualcuno dopo cinque anni è ancora lì a battere la testa sui disegni. Perché io - sarò ottimista - ma non ho paura degli idraulici caccaioli - essi cambiano lavoro oppure lavorano per chi vuole idraulici caccaioli. E conosco persone di cui ho sentito dire "quella non arriverà da nessuna parte", che hanno tirato fuori un talento inaspettato - e persino una capacità di lavorare inaspettata - perché hanno imparato anche quello. Casomai, ecco, trovando qualcuno che li ripassi a calci in culo, che gli faccia il discorsino - ti ricordi - quello che faceva la professoressa nella sigla di Saranno Famosi... :-)"

22 commenti:

  1. Sono assolutamente d'accordo sulla determinazione a fare il fumettista. Più che altro la domanda che uno si pone è: "come faccio a fare il fumettista e pagarmi le bollette?" e trovare un modo per farlo.

    Devo invece leggermente dissentire sul discorso del gioco a ribasso: se ci sono disegnatori scarsi che riescono a far credere di essere bravi, questo fenomeno è MOLTO più frequente negli scrittori. Alla fine tutti possono guardare dei disegni e dire "sono brutti!", se sono VERAMENTE brutti. Cioè, magari uno non riconoscerà i difetti tecnici, non riuscirà a capire la differenza fra un disegnatore decente e uno bravino, ma se è veramente scarsissimo lo capiscono anche i meno competenti.

    Magari un po' diverso il discorso della colorazione perché a volte basta che uno colori in maniera sgargiante e sembra figo poi andando avanti con le pagine ti accorgi che la colorazione è così incasinata che non si distinguono gli elementi.

    Ma capire se una storia è narrativamente bella, è sensata, ha una struttura, è molto più difficile e bisogna intendersene, non basta sfogliare qualche pagina ma bisogna leggere TUTTA la storia, per questo è molto più facile bluffare fingendo di saper scrivere... magari sei tu che non mi capisci perché io ho uno stile particolare, anche se tutti i miei dialoghi sono copiati da altri film in realtà sto facendo del pulp, se non si capisce niente è perché sono un poeta... c'è chi ci costruisce una carriera intera su questo bluff.

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  2. Il mio professore di colore, Mauro Muroni, una volta enunciò questa semplice ed efficace formula:
    - la copertina ha il compito di attrarre il lettore, in fumetteria.
    - i disegni devono convincerlo a comprare il fumetto.
    - la storia dovrà convincerlo a comprare il numero successivo.

    Sono d'accordo con te Giorgio, e in realtà è un discorso che vale a tutti i livelli. Mi concentravo sui disegnatori proprio per la componente "estetico-superficiale" del problema..:)

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  3. Caro Emanuele, per quanto sia d'accordo con te nel 99% dei casi, questa volta devo dissentire.
    Il paragone con l'idraulico è fantastico, però ragioniamoci su.
    Di chi è la colpa?
    Ora, se l'idraulico mi fa quel lavoro una volta, passi. Potevo anche non saperlo.
    Ma se so come lavora, e continuo a chiamarlo perché costa poco o niente, la colpa non è sua. è solo ed esclusivamente mia.
    Basterebbe che io chiamassi un idraulico competente, e lo pagassi il giusto.

    Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che è colpa del mercato, che se gli editori pagano poco è perché guadagnano poco, e così via.
    Bene, io a questi rispondo che nessuno obbliga gli editori a fare quel mestiere.
    Se non hai i soldi, non la fai una squadra di Calcio da Serie A. Se non hai i soldi, un casa editrice non la apri.
    Se il furbetto incapace riesce a lavorare è perché c'è chi lo pubblica.
    Paghe più eque ed editor più cazzuti.
    E tutto andrebbe meglio.

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  4. Ma infatti nel mio esempio le colpe ce le hanno entrambi.
    L'idraulico che ti fa il lavoro di merda, ma tu che sei contento perchè non ti ha fatto pagare! Che è la stessa cosa di esser contenti di guardare di merda un film in streaming, ma gratis, piuttosto che prenderselo in dvd, pagare e vederselo bene.
    e' una spirale di colpe. tutti ce le hanno.

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  5. emanuele che ha deciso di rischiare in questa professione, senza scendere al compromesso del commercio, è povero in canna e forse una casa tutta sua la vedrà tra vent'anni, nonostante questo investe la sua vita in quello che fa e si prende tutti i rischi di questa scelta.perché per lui disegnare è un'urgenza, qualcosa che urla dentro!e non una moneta da spendere per essere socialmente cool.

    sono le intenzioni che muovono le persone che fanno produrre risultati diversi.e alla fine per qualche misterioso motivo sul prodotto finito, sul disegno stampato, queste cose si vedono.

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  6. quindi forse che da novizio(motivato) l'unica cosa da fare, anche circondato da persone che nn credono in te, che ci credono, che ti dicono bene, che ti dicono male, quelli che vedi intorno e sono cessi, quelli che vedi intorno e sono eccelsi, l'unica se sei convinto e hai l'impellenza artistica è andare avanti per la propria strada, impegnandoti e basta, poi giustamente, il tempo giudicherà!!!


    giorgio--> ma nn è che questa cosa della presenza ingombrante ingiustificata di "artisti scarsi" è una roba comune a tutti i settori? e ognuno vede con più fastidio il suo..?

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  7. Credo di si, lia. Fino al punto in cui verifichi concretamente se con il tuo lavoro riesci a pagarci la tua vita. Perchè è questo che dev'essere: lavoro.
    D'accordo anche con la tua risposta a Giorgio!

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  8. @Manu: il tuo professore di colore? Non sapevo avessi un insegnante africano (ahr ahr)!

    @Lia: sicuramente è così, son d'accordo. Però la mia impressione è che bluffare con i testi sia più facile che bluffare coi disegni, o forse è il contrario: è più facile sgamare un bluff coi disegni che uno coi testi.

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  9. scusate ma sto ridendo sguaiatamente alla battuta di Giorgio, quando mi sarò ripresa tornerò con un commento costruttivo e pseudoserio!

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  10. cazzo che post. cazzo. non mi riferisco al grandioso esempio dell'idraulico (favoloso), mi riferisco al discorso in generale. Cioè non si può negare che questo lavoro (non distinguo tra "matita" per il disegnatore e "penna" da scrittore visto che io parlo da quest'ultimo punto di vista) non lo scegli. No, è LUI che sceglie TE. Questo non significa che uno ne sia capace o meno, che sia bravo o un inetto cosmico, parlo dell'istinto. Credo che se raccontare sia l'istinto primario che uno ha dentro, deve provare a seguire questo istitnto, questa passione, cercando di farlo diventare la propria professione. Che ci riesca o meno. Che sia bravo o un coglione. Anche perché penso una cosa, penso sia inutile tapparsi le ali cercando una soluzione di lavoro diversa e "più razionale". Vaffanculo! è come mettere un coperchio su una pentola in cui bolle l'acqua... il coperchio poi salta.

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  11. ahhahaha giorgio si, :) un maestro africano!!! .ahahhahahaahahahahahahahahah :D

    fabri, hai capito il senso! ;)

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  12. Ciao Emanuele, sono veramente contento di essere capitato sul tuo blog, scrivi riflessioni e consigli estremamente interessanti!
    Leggere post come questo fa sempre bene per gli aspiranti professionisti come me: parlare di "sfida" per fare questo mestiere accende sempre lo spirito e la motivazione :D

    P.S. spulciando il tuo blog mi è anche tornato in mente braccio di culo, avevo letto un bel pò di tavole un paio di anni fa su Graphite, ho ancora in mente una scena in cui in una partita di calcio scelgono prima di lui una pecora (mi pare) e un tizio su una sedia a rotelle (anche questo mi pare) :)

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  13. Bhè... io credo sia un percorso davvero individuale e diverso per ognuno di noi. Non si può mai generalizzare. In realtà dal mio punto di vista non ce lo dobbiamo nemmeno porre questo problema e tutto ruota attorno all'essere felici ed appagati nella vita. Se io sono felice quando disegno lo faccio punto e basta.. purtroppo poi quando ci sono delle difficoltà economiche o di altra natura e non si riesce immediatamente a vendere il proprio prodotto sul mercato, perchè non ci si sente abbastanza pronti o perchè non si è fortunati, o non abbiamo conosciuto le persone giuste al momento giusto... questo non significa aver perso. Significa solo aver pazienza e continuare a fare, perchè fare, ci da soddisfazione al di la del fatto che qualcuno ci caghi o meno. In fondo sono davvero pochi coloro che riescono seriamente ad affermarsi e ad essere riconosciuti e anche allora probabilmente pochi capiranno davvero fino in fondo il tuo lavoro. Insomma lo fai per te stesso prima di tutto. Sembrerà un discorso egoistico ma è realmente così. Il disegno in questo caso lo vedo come uno strumento che singolarmente utilizziamo per esprimere le nostre sensazioni più intime e raccontarle a chi ha voglia di ascoltare. Nel mio caso devo fare un doppio lavoro, molte volte, ma solo in funzione di... poter perseguire con la giusta serenità il mio percorso. Sicuramente sarà più lento, e diverso dagli altri, ma non per questo meno professionale o di valore. Io credo che fino a che non si ingrana anche un minimo nel settore è dura rinunciare a mangiare. Sicuramente pubblicano anche tante persone che non sanno fare bene il loro lavoro e si sanno vendere (o regalare) ma penso proprio che abbiano vita breve, sia loro, sia gli editori che li pubblicano.

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  14. Ciao Bagi!!! benvenuto!!! si si la strip di braccio a cui fa riferimento braccio di culo mi sa che l'aveva disegnata Scalera!! :)

    Sofia: io generalizzo perchè ovviamente mi è stata fatta una domanda a cui non si può rispondere nello specifico, persona per persona! :)

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  15. Si lo so infatti non era rivolto a te me ma a chi ha posto la domanda... :-) Logicamente tu parli secondo il tuo punto di vista e la tua esperienza! :-))

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  16. Fare parte di questa community vale la pena. Ci ho pensato mille volte a smettere, se vedi i tuoi amici che lavorano in svizzera e guadagnano 4000 euro al mese per fare lavori normali. Ma poi non approfondisco mai la cosa. Questo lavoro e' parte di me. Questo lavoro non lo scegli tu, ti sceglie lui. Pero 'una cosa sugli astronauti cacconi: secondo me le colpe sono degli art director capre. Uno puo' partire che disegna male, ma se l'art ti fa le correzioni giuste ecc. e tu sei motivato, cresci eccome se cresci, cresci un casino! Ma se hai a che fare con le capre, allora peggiori. Poi questa e' la mia umile opinione da babbo di minchia scemito coi baffi

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  17. Scusa Manu se insisto, ma a mio avviso non è così.
    La colpa non sta da entrambe le parti.
    O almeno, facciamo un distinguo.
    Il disegnatore può essere un'incapace, immaturo, senza la minima conoscenza di quello che può essere lo storytelling, non è colpa sua.
    Poverino, magari ci mette dentro anche l'anima, ma è che più di quello non arriva.
    Ed è così naif da farlo gratis.

    Se pubblica, è perché qualcuno glielo ha permesso.
    E la colpa è solo ed esclusivamente dell'editore.

    Sarebbe come mettere un bambino di 10 anni, o un invalido, a giocare in serie A.
    Non è mica colpa loro, se poi la squadra prende 72 gol.

    Altra storia, e quella del disegnatore capace che fa un lavoro di merda.
    Li nessuna scusa tiene. Perché se uno tira via il lavoro, allora è una mancanza di rispetto delle proprie capacità e dei lettori.
    Certo, che (ritornando al discorso dell'idraulico) sei il tizio che lo chiama, chiede che il suo problema venga risolto in due minuti e in modo economico, allora il bravo idraulico, senza nemmeno aprire la cassetta degli attrezzi, va direttamente a prendere il secchio per l'acqua.

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  18. No, non è vero, non stiamo parlando di bambini di 10 anni, stiamo parlando di persone adulte e consenzienti, più o meno mature, da cui mi aspetto un minimo di consapevolezza e "misura".
    Con tutto rispetto per un "invalido", non credo che una persona in sedia a rotelle accetterebbe di giocare una partita di serie A se glielo proponessero. (anche se sinceramente non mi piace affatto 'sto esempio).

    La verità sta sempre nel mezzo e tutti siamo responsabili, secondo me.

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  19. Applauso, red carpet, standing ovation!! Emanuele, questo post me lo incornicio. Grandissimo!
    Sai qual'è il problema? che quando io ho tirato fuori questo discorso sono stata aggredita proprio da quelli che giocano a ribasso. Gente che fa il mio stesso lavoro. Gente che suda 15 ore al giorno sul tavolo. E questo mi ha fatto riflettere: Il nemico sono gli editori? Se tutti si rifiutassero di svendere il lavoro a due lire, le cose cambierebbero? Se gli idraulici cominciassero a fare il lavoro come si deve, impegnarsi e spendere risorse per imparare a fare davvero l'idraulico...capirebbero il vero prezzo del loro operato. Ne sono sicura. Perchè la qualità è fatica, ma valorizza qualsiasi operato.

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  20. Tenderello ha preso la mira e la Lupe ha centrato il punto. :D

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  21. Io ho fornito i proiettili e Cosimo ed Emanuela hanno centrato!!, si!!!
    in fin dei conti si arriva presto "al punto". Le situazioni sono sotto gli occhi di tutti, e non è una questione di essere "cattivi" o "duri", è amore per il proprio lavoro..!!
    Grazie del tuo contributo Manu!

    Andrea: grazie! ;)

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  22. grazie per la risposta al mio quesito..a volte i dubbi e i problemi su questo lavoro me li fanno venire i parenti,genitori,zii,ragazzuole..ecc...
    Ma col cazzo che mollerò!!...o troppe idee e storie da raccontare..che se non le tiro fuori prima o poi schiatto!!;P
    By Raffa

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