13 settembre 2011

Questioni di gusto (pillole di osservazione)


Tempo fa, con Jack, affrontai un discorso legato alle "scelte di gusto" che influenzano la realizzazione delle mie/nostre colorazioni. Discutevamo del fatto che il talento personale di un colorista non si basava necessariamente sulla tecnica di realizzazione delle sue opere, quanto sul suo gusto nell'osservare, documentarsi e riprodurre su carta il suo "bagaglio visivo". 

Il gusto, quindi, nello scegliere quali immagini guardare, come guardarle e quali informazioni prendere da esse e il gusto, infine, nello scegliere i colori più adatti a riversare questi input sul lavoro definitivo.

(Il gusto, secondo me, comprende anche l' "intuizione" di osservare qualcosa al momento giusto, come un "sesto senso" che però è un sesto senso un po' "furbo", perché se fai questo mestiere non è che hai le intuizioni una volta ogni tanto...al lavoro ci pensi H24, e ogni cosa che osservi la filtri con l'occhio di chi sta pensando di realizzare delle tavole con le cose che sta guardando (che vita di merda!)).

Tutto il discorso che abbiamo affrontato, ho pensato a posteriori, l'abbiamo sviluppato partendo dal presupposto che stessimo parlando del gusto nella "buona" accezione del termine, e la cosa un po' mi turbava (ma ci ho pensato sempre a priori), per svariati motivi, tra cui:

- non ho mai creduto di aver "buon gusto" per le cose
- non ci avevo mai, realmente, pensato. 

In due occasioni ho avuto un lampo di consapevolezza (1 per ogni occasione, quindi 2 lampi) riguardo il mio lavoro, che mi ha aiutato a comprendere meglio il discorso che avevo affrontato settimane prima con Jack.

La prima occasione di intuizione, l'ho avuta quando ho colorato la prima tavola del secondo numero di Dei.
Con Jack avevamo già parlato di questo mio fumetto, e gli ho sempre sostenuto che Dei fosse un fumetto "privo" di gusto, ma intriso di tecnica, poiché ero costretto a farlo molto velocemente (124 tavole in  nemmeno 10 mesi), e questa "rapidità d'esecuzione" non mi dava il tempo di soffermarmi a scegliere le cose "con gusto", appunto. 
Mentre coloravo la prima tavola, mi sono reso conto che era da 10 minuti che cercavo di trovare il colore giusto da accostare agli altri già stesi; Jack aveva, ancora una volta, ragione: in Dei la tecnica è il "workflow" di base, il metodo che mi permette di produrre tavole, ma il "quid" sta, effettivamente, nel gusto di accostare certi colori per arrivare ad un risultato veloce, corretto e, soprattutto d'impatto. 

La seconda occasione l'ho avuta a Berlino, dov'ero in compagnia di Jack stesso, testimone con me di un fenomeno alquanto allucinante: la tappezzeria dei seggiolini della metro.
Chi è stato a Berlino sa di cosa sto parlando, sfortunatamente ho perduto le foto che avevo fatto, ho trovato qualcosa in internet ma non è esattamente lo stesso patchwork che abbiamo visto noi. In ogni caso, i seggiolini della metro di Berlino sono veramente vomitevoli, eppure, li per li, effettivamente ho realizzato che se avessi dovuto realizzare un fumetto ambientato a Berlino e avessi dovuto raccontare di un personaggio che prende la metro, di sicuro la mia prima e unica preoccupazione sarebbe stata quella di far ruotare tutta l'atmosfera attorno a quella schifosissima tappezzeria. 

Fino ad un certo punto, quindi, credevo che parlare di "gusto" significasse parlare di "buon gusto". Ma il buon gusto, ho capito, sta anche nell'osservare e rappresentare il "cattivo gusto". In fin dei conti come disegnatori e narratori di storie, ci scontriamo sempre con la voglia di rappresentare, in qualche modo, la realtà. La realtà non è "bella". La realtà è casuale. A mio modo di vedere  è nelle cose brutte che si trova la vera potenza visiva, sfruttabile nel nostro lavoro. In fin dei conti è con questo modo di vedere, ovvero osservando "diversamente" la realtà, cercando le caratteristiche "terra-terra", e non le "idealizzazioni visive", che anni fa realizzai 100 anime.





(ps: la tappezzeria che abbiamo visto noi era con questi colori, su questo sfondo, ma con disegni in stile "mimetico" a trama piccolissima)


7 commenti:

  1. Manu so che farai il gesto delle due dita in gola, ma a me piacciono tanto questi seggiolini!
    sarà che i nostri tristi di plastica gialla mi hanno depressa troppo.

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  2. Per come la vedo io dipende un po' dai casi però. Ci sono dei casi in cui un particolare immediatamente evoca un luogo, un periodo storico, e ci aiuta quindi a canalizzare la percezione del lettore là dove la vogliamo. Questo chiaramente è un uso "utile" del brutto. Ma viene probabilmente dal fatto che proprio per la sua capacità evocativa, il particolare non viene percepito nè bello nè brutto. E' quello.
    Per contro in altri casi mi è capitato di vedere tavole dove con la volontà di rendere realistico il lavoro, il disegnatore l'ha resa brutta. Questo perchè è mancato il GUSTO. Inteso come percezione, che è l'accezione "alta" del termine.
    Spero di essermi fatto almeno vagamente capire ^__^
    Una domanda, la tua mail qui segnata (gmail.com)è ancora valida?

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  3. Morena: gesto delle due dita fatto! :D

    Matteo: ti do ragionissima! grazie per aver integrato con questa giusta riflessione! si si la mail è quella che appare! :)

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  4. Beh, grazie a te per aver affrontato l'argomento!

    P.s.: allora dai un occhio quando hai tempo che dovrei averti mandato una mail (forse è finita nello spam). Mittente: Maaatte@gmail.com

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  5. Per quel poco che capisco di arte, ho l'impressione che tu abbia appena fatto il percorso di Andy Warhol.

    non bisogna solo rappresentare ciò che è bello già in partenza, ma bisogna rappresentare il reale, quindi anche il brutto. E' la forma d'arte a renderlo "bello". Non è il COSA. Non è neanche il COME è stata fatta quella cosa nella realtà. E' il COME lo rappresenti tu. E' la forma artistica pura.

    Quindi non è importante il COSA ma il COME del COME del COSA.

    Ahah!

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  6. ihihihi nella sua complessità hai cmq espresso il concetto in maniera chiarissima!! eh.. non a caso sei uno sceneggiatore!!!! :)

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  7. Mr Wolf direbbe che ci stiamo facendo i pom***i a vicenda! Ahah!

    Ora vado che la mia raffinata mente di sceneggiatore vuole vedere le foto di Scarlett Johansson nuda.

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