25 settembre 2012

Prometheus



Io e Alex, spesso, ci scambiamo privatamente mini-recensioni di film, videogiochi, fumetti che vediamo, giochiamo e leggiamo. Giorni fa sono andato a vedere al cinema Prometheus, il nuovo "Alien" di Ridley Scott, e mi ero stupito che, a differenza del 98% della popolazione, mi era piaciuto tantissimo. 

Allora mi ci sono messo a pensare un po', e stavo per scrivere un post molto dettagliato sulle mie riflessioni riguardo. Ad un certo punto, però, mi sono "bloccato" perché gran parte dei miei ragionamenti e delle  emozioni riguardo questo prodotto, nascevano da alcune convinzioni molto intime sul  rapporto con il mio lavoro. C'era della presunzione su ciò che stavo per scrivere e raccontarvi e quindi avevo deciso di chiudere il post che stavo scrivendo e lasciar sedimentare le idee, con la speranza di riuscire, inconsciamente, a ritrovare il discorso a livelli più "accettabili".

Dicevo che io e Alex ci scambiamo mini-recensioni, e alcuni giorni fa lui stesso mi chiese un'opinione su Prometheus. Questa mattina sono riuscito a dargli una risposta "secca" e "chiara" su come la vedo io, molto probabilmente è fin troppo "sintetica", e non scava veramente a fondo su ciò che penso riguardo un certo tipo di prodotto, ma è sufficientemente "essenziale" da volerla riportare qui, sperando (o forse no) che alcuni concetti possano essere approfonditi successivamente (in forme anche diverse da questo blog).

Ecco cosa ho risposto ad Alex:

Al giorno d'oggi, almeno per quanto riguarda me, la ricerca estetica conta molto di più di quanto si possa pensare. Siamo di fronte ad una corsa tecnologica senza pari, televisioni hd, full hd, 3d, 2k, 4k, 8k, e questo porta, inesorabilmente, ad un "cambio di registro" estetico, per la necessità di adeguarsi anche solo alle nuove risoluzioni e alle nuove possibilità visive. E non è un discorso di effetti speciali, anzi, non solo, e in questa situazione l'immagine diventa narrazione che trascende il soggetto: Scott mi sta raccontando cosa, in quel momento, funziona a livello estetico con quelle tecnologie, o, meglio, mi sta raccontando qual'è la sua idea estetica in rapporto ai tempi che stanno cambiando, o meglio ancora, mi sta raccontando qual'è il suo modo di adeguarsi ai tempi. E a me questo basta, anzi, se fossi Scott sarei orgoglioso di aver fatto questo film, proporzionalmente all'Alien di 30 anni fa. E' difficile cambiare, e lui lo ha fatto. Le "belle storie" verranno poi, ma verranno portate dalla completa compresione della tecnologia, perché la storia, oggi, la devi "vedere", perché è li che sta il cambiamento: "vedere cose nuove", ed è magnifico.

stesso discorso per Resident Evil 6.

Il punto è che a me, per ora, non mi interessa capire "come tutto ha avuto inizio". Siamo nel 2012, ed esistono un sacco di cose belle che vale la pena essere guardate. E io voglio VEDERE.
E' per questo che, anche su Facebook, ho scritto: Prometheus lo adoro, perché adoro i documentari della BBC. Sta tutto in questa frase la filosofia che mi permette di andare avanti con curiosità ed entusiasmo nel mio lavoro

Spero che potremo approfondire con serenità. :)

Ah! Ps: secondo me, l'unico vero errore è credere che il film sia "sostenuto" solo dalla figura della Theron, che si, anche per me è una creatura meravigliosa, ma che alla fin fine non è altro che la regina di Biancaneve messa dentro un'astronave (persino lo stesso occhio destro, un po' rosso, lacrimoso), e se poi si smette di confrontare la Rapace con la Weaver, ci si accorge che anche lei fa un ottimo lavoro!

Ps2: l'eccezione che conferma la "mia regola" sta nel fatto che non capisco perché si debba truccare un attore da "vecchio", invece di prendere un vecchio vero!

A corredo di questo post, copio-incollo un'analisi fatta da un caro amico-collega-entusiasta-creativo, Marco Menaballi.
La sua "idea-lettura" mi affascina parecchio, e ve la ripropongo qui (ps: ne trovate un pezzo anche nei commenti a questo post):


Dopo un'attenta discussione con un amico che stimo molto trovo il coraggio di condividere questa mia micro recensione teo-filosofica del film Prometheus di Ridley Scott. Partiamo dal presupposto che aspettavo questo film come ben pochi negli ultimi anni, da grande fan del regista dell'unico grande capolavoro della mia vita che ha il nome di "Blade Runner".
Approposito sconsiglio la lettura a chi non avesse già visto il film, ma la suggerisco a chi l'avesse già visto.

Quindi: la storia, punto debole secondo molti, secondo me spacca il culo, e riassunta in poco è esattamente così:
degli Dei hanno fatto l'uomo, erano pura luce ma han provato a contaminarsi del male puro. Deducendo che se non hai due opposti, non puoi nemmeno concepire bene e male. Quindi o per curiosità o per attrazione si infettano bevendo del liquido nero come la pece. Conseguenza: muoiono senza mezzi termini. Ma non si fermano qui, testata la cosa, sapendo che l'uomo la loro creazione più perfetta, in verità è un essere malvagio decidono di rimediare all'errore portando sulla terra il male assoluto, oppure anche per propensione alla condivisione (sta cosa non è molto chiara). Fatto sta che però la sfiga vuole che le cose gli sfuggono di mano. Il male se magna un intera flotta di astronavi e fra mille sofferenze i pochi sopravvissuti riescono a congelare il male e si congelano per aspettare l'arrivo dei soccorsi… ma  cosa succede invece? Un branco di uomini fetenti sono arrivati prima dell'arrivo dei consimili bianchi e muscolosi, li hanno scoperti, svegliati e giustamente questi ultimi stupiti di non avere dei consimili davanti e in preda al panico che tutto andasse a puttane spaccano e massacrano tutti.
Anzi si ostinano nel loro odio per i loro stessi figli.
La nostra eroina (che è il vero buco nero di tutto il film) se la cava fra mille improbabili peripezie (fra le quali un aborto live da film Troma) partorisce una bestia immonda, scappa dal pianeta, ruba un'astronave, va sul pianeta dei nostri creatori e bella fresca e lo distrugge totalmente dando fine ad una razza eletta e creando di fondo il pianeta dove atterrerà la nostromo di Alien 1. Pieno zeppo di alieni. (Da li la risposta che ripley e l'equipaggio colgono "di scappare"). Dando inizio alla saga che tutti ben conosciamo.

Il film è un tentativo sano di spiegare l'origine del tutto. E di razionalizzare come l'essere umano dotato di libero arbitrio, di bene e di male sia di base l'artefice vero della propria esistenza. Ne deduci quindi che il prodotto (l'uomo) ha superato colui che lo generava (Dio), che la libertà di scelta, dono datoci da Dio, è di base la sua più profonda condanna, ovvero il motivo per il quale Dio non è più adorato. Ma anzi è messo in dubbio da colui che ha creato, addirittura distrutto. Questo è interessante. E al Dio generatore segue un dio distruttore (L'alieno) figlio del bene assoluto e del male e ovviamente dell'uomo. Qui potremmo anche dedurre una chiara ammissione stilistica che il vero creatore dell'alieno è l'uomo e più precisamente la mano del signor Giger. O estendedno il concetto una presa di posizione agnostica (forzatina) che lo stesso Dio è creazione dell'uomo, o l'uomo steesso ha preso le fattezze di un Dio creatore e distruttore.

Il creato in conclusione diventa creatore a sua volta e distruttore, prendendo quindi il posto che prima era degli Dei… una presa di coscienza-incosciente del potenziale creatore e distruttore della razza umana. Di quanto il male generi solo odio e di quanto il bene (alla fine gli Dei creano il male per creare una varietà alla perfezione, anelando ad una perfezione superiore) possa senza il male di fatto diventare anch'esso male puro. Un discorso sulla radice dell'esistere.

Il tutto sarebbe anche apprezzabile se ci pensate, sopratutto dal lato visivo. Ma a livello di profondità dei personaggi siamo quasi a livello di "vacanze di natale". Lo sforzo di spiegare tutto dal lato teologico, narrativo e filologico ha creato di base una supereroina che seppur forte, risulta quasi grottesca, e poco tangibile rispetto alle mitragliate di Ripley o rispetto a qualsivoglia contenuto prettamente realistico della cosa.
Se trascendiamo lo stupore (e la rabbia) del vedere la dottoressa che sfugge a qualsiasi tragedia, e le concediamo una libertà narrativa in funzione della giustificazione degli eventi, la cosa potrebbe quasi reggere.

Alla fine io me ne sono andato quasi contento. Non volevo un Alien movie, ma se da metà primo tempo, la dottoressa fosse (giustamente) morta e fosse partito un mega documentario fatto di silenzi e carneficina… beh sarei stato molto più appagato.

Mi ero proprio immaginato un documentario sulla nascita dell'alieno.
Non una lezione di anatomia su aborti impossibili, e umani che non sentono il dolore e aspirano all'immortalità.

Riguardo invece all'impatto visivo… beh niente da dire. Paesaggi maestosi, un treddì decisamente ispirato e necessario per una piena immersione negli ambienti. Qualche trashata tipo l'esploratore zombie, ma dal lato b-movie è anche un bel cameo. Colori da panico, un Giger assoluto.

Rimane un punto di domanda… nel mega frigor dove ci sonole provette, dietro c'è un grande affresco con un alieno in mezzo.
Cosa vuol dire? che il destino - Dio aveva già predetto tutto? Che si è sacrificato perchè quello era l'unico modo per eliminare totalmente il suo più grande errore? O Dio è affascinato inevitabilmente dal suo opposto?

2 commenti:

  1. felice di aver sbloccato il tuo post!
    riporterei qui sotto la mia mail di risposta, ma riassumo tutto in tre parole: punti di vista. letteralmente. la tua "vista" ti porta ad assorbire alcuni concetti (nel senso più ampio del termine, sarebbe riduttivo parlare solo di estetica) che poi rielabori con "curiosità ed entusiasmo nel tuo lavoro".
    io faccio lo stesso ma in modo differente, con un'altra "vista". non del tutto differente, certo, perché anch'io ho trovato straordinario e stordente l'impatto visivo del film...

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  2. Allora manu, la storia invece secondo me spacca il culo, che riassunta in poco è degli dei hanno fatto l'uomo, erano pura luce ma han provato a contaminarsi del male puro. Ne è uscito che muoiono. Allora si son preparati, pensando che l'uomo fosse bene puro a portare da lui un pò di male in modo da renderlo perfetto, perchè si son resi conto che dall'equilibrio delle parti ne esce la perfezione, fatto sta che sto male se è magnato un intera flotta di astronavi, i pochi sopravvissuti sono riusciti a congelare il male e si sono congelati per aspettare l'arrivo i soccorsi ma che cos'è successo? che un branco di uomini fetenti sono arrivati prima li hanno svegliati e loro presi dal panico che tutto andasse a puttane spaccano e massacrano tutti. La nostra eroina (che è il vero buco nero di tutto il film) va sul loro pianeta bella fresca e lo distrugge totalmente. creando il mondo dove atterrerà la nostromo. Pieno zeppo di alieni. Da li la risposta che colgono "di scappare". un tentativo sano di spiegare l'origine di tutto. ne deduci che il prodotto ha superato colui che lo generava, che la libertà di scelta, dono di dio, è di base la sua più profonda condanna, ovvero il motivo per il quale dio non è più adorato. Ma anzi è messo in dubbio da colui che ha creato, addirittura distrutto. Questo è interessante. E al dio generatore segue un dio distruttore. Tutto anche apprezzabile se ci pensi, sopratutto dal lato visivo. Ma a livello di profondità dei personaggi siamo quasi a livello di vacanze di natale. Poi io me ne sono andato quasi contento. Non volevo un alien movie, ma se la protagonista fosse morta a metà primo tempo e fosse partito un mega documentario fatto di silenzi e carneficina… beh sarei stato molto più appagato. Mi ero immaginato un documentario sulla nascita dell'alieno. Non una lezione di anatomia su aborti impossibili, e umani che non sentono il dolore e aspirano all'immortalità.

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